venerdì 20 dicembre 2024

 

Di qua e di là del Piave – La Macelleria Favretto a Croce di Musile di Piave (Ve)


" I temi che riguardano le Terre della Piave – osserva Renzo Lupatin, Giornalista e Presidente di Borghi d'Europa – sono per Borghi d'Europa : i prodotti tipici della Antica Trattoria La Fossetta ; il Percorso Internazionale La Via dei Norcini; l'itinerario di Hemingway (Percorso Internazionale La Via della Letteratura e della Poesia), che verrà raccontato con il Sentiero didattico di Alojz Gradnik (Medana.Slovenia), uno dei maggiori poeti sloveni del 900 ; i prodotti del Percorso Internazionale I Mulini del Gusto e le Vie del Pane ; La cucina d'acqua e il pesce di fiume ; Eurovinum,il Paesaggio della Vite e del Vino : le scelte enoiche e i liquori esclusivi de la Fossetta."


Il Cammino delle Identità è il nome che racchiude questi itinerari e che si riallaccia alla storia di un grande giornalista : Luigi Veronelli.


Così i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa sono giunti a Croce di Musile di Piave, alla Macelleria Favretto.

"Nonno Giovanni – racconta Alberto-, acquistò il negozio nel 1958 e mio padre Arnaldo subentrò alla gestione dei Quintavalle, fra il 63 e il 64, prendendo nelle sua mani il destino della macelleria di famiglia."




E' impossibile non ricordare la vendita di carne, la domenica mattina, alle 6 , aMillepertiche, presso l'osteria alimentari. " Raggiungevamo con una moto l'Osteria, raccogliendo la carne in cesti da un chilogrammo."

Alberto, terza generazione di famiglia , ha frequentato la macelleria da sempre: nel 1990 è succeduto al padre Arnaldo.


" Purtroppo questo è un mestiere che sta scomparendo. Basti pensare che scelgo ancoragli animali nelle stalle dei contadini, con i quali vi sono rapporti di fiducia e cordialità.Il macellaio va sempre fiero della sua professione. È un artigiano che conosce i prodotti, li tocca, li sceglie, li taglia, li prepara. Deve avere manualità e passione."




"Le nostre macellerie tradizionali offrono carni provenienti da allevamenti locali e metodi di produzione più sostenibili. L’uso di razze meno comuni, allevate in modo sostenibile, è stato uno dei punti focali per le macellerie tradizionali nel 2024."


Le macellerie tradizionali non sono solo luoghi di vendita di carne, ma anche fonti di conoscenza per i consumatori. I macellai esperti sono in grado di consigliare i clienti sulla scelta migliore per ogni tipo di preparazione culinaria e di suggerire ricette e metodi di cottura.


Nel 2024, le macellerie tradizionali si sono impegnate ancora di più nel fornire ai clienti informazioni dettagliate sulla provenienza della carne, sulla sua produzione e sulle pratiche sostenibili adottate.


Questo permette ai consumatori di fare scelte più consapevoli e informate.

Un altro punto di forza delle macellerie tradizionali è il rapporto personale che si crea tra i macellai e i clienti. Questo crea un senso di comunità e di fiducia reciproca, che è difficile trovare altrove.


Nel 2024 e nel 2025, scegliere la carne di una macelleria tradizionale non sarà solo una scelta culinaria, ma anche una scelta consapevole e responsabile.

giovedì 19 dicembre 2024

Eurovinum – Luigi Veronelli e il Campo del Prà dell'Azienda agricola Emilio Sartor nel Montello



L’azienda agricola della famiglia Sartor affonda le proprie radici in un territorio caratterizzato dalla conduzione a mezzadria. Solo nel primo dopoguerra si assiste alle prime acquisizioni da parte dei contadini dei fondi da loro coltivati per anni. É così che nel 1957 Emilio Sartor, detto “Miliet”, da sempre dedito alla viticultura, con la moglie Assunta dà origine a quella che oggi è una realtà di piccole dimensioni, ben radicata nel territorio e orientata alla produzione di vini di qualità. Emilio è poi riuscito a tramandare ai figli la passione per il vino e sono proprio loro, Paolo e Carlo, a condurre oggi l’azienda agricola.


Nel 1992 Luigi Veronelli visitò la zona del Montello, toccò Volpago per degustare il coniglio veneto e sorseggiò i vini della azienda agricola Emilio Sartor.

Di questo viaggio del gusto resta la traccia nella rivista L'Etichetta, da lui diretta, che nel 1992 dedicò un ampio servizio a questi temi.


“ Ebbene – ricorda Renzo Lupatin. Giornalista e presidente di Borghi d'Europa-, uno dei vini che ci è rimasto scolpito è sicuramente il Campo del Prà, rosso. Alla base bordolese di cui il Cabernet Sauvignon è almeno il 50%, si aggiunge una piccola percentuale di Malbech, storico vitigno del Montello, per creare il Rosso del Montello DOCG. Questa denominazione, non ancora ben conosciuta nel resto d’Italia, offre dei vini rossi davvero eccellenti. Il Campo del Pra ne è un esempio grazie al suo color rosso rubino con sfumature porpora, ai profumi di frutta rossa matura, di ciliegia selvatica del Montello, di rosa e alle note speziate e ferrose. In bocca è caldo, strutturato e chiude lunghissimo. “




Ideale per la carne rossa alla brace, la selvaggina e i formaggi stagionati. Accompagna benissimo anche il guanciale in umido con le patate.


La storia


Esistono molti documenti attestanti che già da parecchi secoli a Venegazzù, ai piedi del Montello, nella Marca Trevigiana, si produceva ottimo vino. In una pergamena del 1368 si legge che i canonici di Treviso ricevevano ogni anno dai fittavoli di VINIGIZU' "un carro di vino buono et puro ".

L'azienda agricola della famiglia Sartor affonda perciò le proprie radici in un territorio storicamente caratterizzato dalla conduzione a mezzadria. Solo nel primo dopoguerra si assiste alle prime acquisizioni da parte dei contadini dei fondi da loro coltivati per anni. E' così che nel 1957 Emilio Sartor, " Miliet ", da sempre dedito alla viticoltura, con la moglie Assunta dà origine a quella che oggi è una realtà di piccole dimensioni, ben radicata nel territorio e orientata alla produzione di vini di qualità.

L'azienda attualmente è condotta dai figli Paolo e Carlo che, a metà degli anni ottanta, dopo aver concluso gli studi rispettivamente di Enologia ed Agraria, hanno portato una ventata di modernità mantenendo però saldo il legame con la sensibilità e la lungimiranza del fondatore.


martedì 17 dicembre 2024

La Via delle Buone Cose – L'incontro dei vini Valmelina di Emanuele Spader con la Pasticceria 900 di Susegana


Il giornalista Luigi Veronelli aveva dedicato alle Buone Cose, una delle sue guide più importanti.

Gli 'indirizzi di gola' hanno così rappresentato per i comunicatori e i giornalisti di Borghi d'Europa

una indicazione e una strada da perseguire.

Secondo lo stile veronelliano, le scelte degli indirizzi avviene con visite in incognito e plurime, al fine 

di garantire l'autenticità delle scelte stesse.


Così, per la Via delle Buone Cose, una delle tappe del gusto è stata la Pasticceria Novecento a Susegana. Andrea Casagrande ha saputo restituire al centro di Susegana un luogo dei desideri.


Così è avvenuto l'incontro con i vini della azienda agricola Valmelina di Emanuele Spader.

Per quanto riguarda l'abbinamento con i dolci di Pasticceria 900, è stato scelta il Prosecco DOCG

Extra Dry.



"Il termine Extra Dry può trarre in inganno, perchè in inglese significa secco e asciutto, ma in realtà questo tipo di Prosecco è amabile. Leggermente più morbido rispetto al Brut, ha un residuo zuccherino che varia tra i 12 e i 17 grammi per litro."


Dal perlage fine e persistente, inebriato di profumi floreali di ginestra e genziana con un nota vegetale di salvia e mentuccia, ravvivato da aromi fruttati di pompelmo, ananas e mela golden. Al palato morbido, sapido e persistente, piacevolmente brioso e leggero.


Per tutta la pasticceria secca, non particolarmente zuccherina, il consiglio è quello di optare per un Prosecco Extra Dry. Con torte e dessert alla frutta è invece ottimo un Prosecco Dry che si accompagna molto bene anche a dolci al cucchiaio e creme di ogni tipo.



"La tipologia Extra Dry – commenta il giornalista Renzo Lupatin-, in virtù delle caratteristiche uniche si esalta con abbinamenti gastronomici variegati. Infatti, la bollicina fresca è ottima durante l'aperitivo, con le carni bianche, i formaggi freschi e i crostacei, nonché con cibi delicati e pasticceria secca."


domenica 15 dicembre 2024

I Mulini del Gusto e le Vie del Pane -Il Panificio Piol a Refrontolo


 “A Refrontolo, giusto giù dalla riva che porta verso Solighetto (via Costa, al civico 1), troverete un pezzo della storia del paese: il panificio Piol. In anni e anni di percorsi vagabondi alla ricerca del buon pane artigianale, siamo sempre venuti qui, per chiedere il pane necessario alle degustazioni. Un `vizio´ che sa ormai di storia, visto che il tempo non ha intaccato la qualità delle produzioni. In questi ultimi anni vi è stata una grande rivalutazione del pane come alimento: il pane ha saputo (grazie al sacrificio e all´impegno di tanti artisti-artigiani), `tenere duro´.


Qui al panificio Piol viene interpretato al meglio, con una `carta´ che privilegia diverse farine, diversi commenti, al mutare delle stagioni e secondo fantasia. Il Panificio è conosciuto ed apprezzato anche per la produzioni di dolci da forno e biscotti : buona farina non smente !”


Così annotava Mauro Riotto, nei suoi itinerari vagabondi per la rete l'Italia del Gusto.

E noi, sottoscriviamo.

Fra i dolci, oltre ai panettoni, vogliamo ricordare la pinsa,interpretata da Bruno,Fabrizio e Christian , secondo tradizione veneta.

Così va bene !



La Bottega dei Ricordi : La Via dei Mulini del Gusto e le Vie del Pane


La rete Borghi d'Europa ha deciso di un creare un percorso  dedicato ai temi dei Mulini e delle Vie del Pane, tra le grandi iniziative di informazione del progetto.


Il circuito organizza e promuove dei percorsi per mettere a confronto idee,  progetti, capaci di seguire il filo logico della valorizzazione rispettosa degli   equilibri sociali culturali e ambientali dei territori di riferimento.

Sono previsti incontri e stages di informazione nei territori,per raccontare a  giornalisti e comunicatori le storie dei borghi e delle loro culture.

Ogni ‘tappa’ tocca i luoghi, le storie, i protagonisti della filiera agroalimentare. Il progetto è stato presentato nell'aprile del 2019 presso la sede del Parlamento Europeo di Milano.


Il Percorso d’informazione :


La Via del Pane dell'Appennino Bolognese ; Il Mulino Natante di Revere 


(Comune di Revere ) ; La Valtellina ; I Mulini del Veneto Orientale (VE);


L'Ecomuseo delle Acque del Gemonese (Friuli Venezia Giulia) ; 


 Croazia : Rastoke,il Villaggio dei Mulini; Austria :Villaggio dei mulini , Gschnitz; 


Canton Ticino (Svizzera) : I Mulini della Val di Muggio (Mendrisiotto); 


San Marino : Il percorso degli antichi mulini di Canepa ; Slovenia : Mulino Kukovicic


Paesi partecipanti : Italia,Croazia,Slovenia,Svizzera,Austria,San Marino


                                 Polonia


                                 Lo Sviluppo :


Realizzazione di incontri di informazione aperti alla partecipazione di


giornalisti e comunicatori ( stampa nazionale e locale), imprenditori, 


testimonial del settore.


  


Il format prevede una scansione ad interviste, domande-


  risposte. Ad ogni tappa verrà realizzata una rassegna stampa


  documentata ;




-Visite in incognito a panifici della rete, locali che verranno inseriti nel Percorso


- Realizzazione di un materiale didattico sulla sulla storia del Pane da donare alle comunità scolastiche dei territori ‘toccati’ dal Percorso ; 


- Visita ai Mulini dei Paesi e delle Regioni Europee, con  stage di informazione in pizzerie e ristoranti dei territori




I luoghi e i protagonisti del Nordest :


Panificio Zuliani (Rivarotta di Rivignano Teor-Friuli VG )


Antico Forno di Andrea Semenzin (Caerano di San Marco-TV)


Panificio Iordan (Capriva del Friuli, Go)


Panificio Righini (Camino al Tagliamento)


Panificio Piol (Refrontolo,TV)


Panificio Longato ( Croce di Musile di Piave -Ve)


Panificio Garbi (Porto Tolle,Ro)


Panificio Piccolo Giuseppe (Fossalta di Piave-Ve)


Panificio Argeo Casagrande ( Roncadelle -TV)


Panificio F.lli  Panontin (Azzano X)


Panificio Enrico Monticolo (Torviscosa)


Panificio Silvio Rebuli (Santo Stefano di Valdobbiadene)


Panificio Campagnolo (Lovadina di Spresiano-TV)


Luigi Veronelli e i vini autoctoni – La Recantina nella Storia : l'azienda agricola Emilio Sartor a Venegazzù


Si sa, la predilezione di Luigi Veronelli andava sicuramente per i vini autoctoni.

Paolo e Carlo Sartor, dell'azienda agricola Emilio Sartor di Venegazzù (Volpago del Montello), ci ricordano il Recantina.





Il Recantina è un vitigno autoctono di antica origine, quasi estinto all’inizio del Novecento e recuperato all’alba del terzo millennio, coltivato esclusivamente nella zona DOC del Montello e dei Colli Asolani.

Il vino (che affina 4 mesi in botti di rovere di secondo e terzo passaggio), suggerisce un itinerario sensoriale davvero interessante.

“Colore rosso rubino con riflessi porpora. Profumo vinoso con sentori di viola, ciclamino, frutta rossa di sottobosco tra cui ribes, mora e fragola appena raccolta, note di alloro, ginepro e pepe rosa completano il bouquet. Buona beva, fresco con struttura elegante abbinata a tannini morbidi e setosi. “

Gli abbinamenti gastronomici: Primi piatti con sughi importanti a base di carne, a carni sia bianche che rosse in genere e a formaggi di media stagionatura.


Borghi d'Europa ha ripescato il ricettario che Luigi Veronelli aveva dedicato alla carne di coniglio

in un numero della rivista L'Etichetta, riproponendolo con i vini dell'azienda agricola Emilio Sartor.

Era il 1991 e Veronelli aveva appena degustato il coniglio del Montello in una grande ristorante veneziano, accompagnandolo con i vini di casa Sartor.


La Recantina nella Storia


Così Paolo e Carlo Sartor hanno suggerito ai giornalisti di Borghi d'Europa il percorso storico

della Recantina.


“ Alla fine del 1600 lo scrittore Giacomo Agostinetti cita più volte la Recantina o Recardina tra le migliori varietà coltivate nel trevigiano. “.... Nel nostro paese (Cimadolmo,nella pianura a sinistra del Piave) per lo più si fanno vini per Venetia di una uva nera che si chiama recandina,altri la chiamano rabosa per esser di natura forte.” .L'Autore cre una certa confusione tra le due varietà.


Nel 1700 distingue nettamente Recaldina e la Rabosa. Domenico Zambenedetti che, circa un secolo dopo Agostinetti, nella memoria presentata alla Accademia Agraria degli Aspiranti di Conegliano, consiglia la Recaldina tra le varietà da piantare sulle colline,ma ribadisce che “ la Rabosa nemmen si conosca sui colli”.


Anche nella Ampelografia generale della Provincia di Treviso (1868) si distinguono nettamente la varietà Rabosa nostrana, Rabosa Veronese e Recaldina nera. Per quest'ultoma varietà,che viene descirtta senza riportare la tavola fotografica del grappolo,si ipotizza comunque una possibile sinonimia con la Friulara (Raboso Piave) del Padovano e con la Bassanese. Si riporta inoltre che il vino ottenuto dalle uve di questa varietà “ si chiarifica con facilità e scarseggia di materia colorante e riesce quasi sempre inferiore da solo”



Nell'indagine condotta da Angelo Vianello e Antonio Carpenè pubblicata nel 1874 (La vite ed il vino nella Provincia di Treviso)la Recandina risultava tra le uve rosse più coltivate in 3 Comuni della Provicnia di Treviso, 2 nel Distretto di Asolo e 2 nel Distretto di Castelfranco, per un totale di 28.815 hl di vino.La sua coltivazione si colloca quindi in un'area nettamente diversa da quella del Raboso.



Nell'opera “ Ampelographie” (1909) Pierre Viala e Victor Vermorel citano la Recaldina nera

come “ Nom de cepage italien de Trevise” ( Trad. : Nome di un vitigno italiano di Treviso).


Poi il silenzio. Nel Novecento nessun ampelografo o ricerca viticola parla più di questa varietà, come fosseimprovvisamente scomparsa.Ma la Recantina sopravviveva nella memoria dei viticoltori, e anche in alcuni vecchi filari e vigneti dei Colli Asolani..


Nel lavoro di ricerca,iniziata verso la fine dello scorso millennio, sono state recuperate in aree diverse, viti diverse chiamate con il nome di “Recantina” (Cancellier.S.,2004). Queste manifestavano tra loro delle differenze che sono state evidenziate dai controlli effettuati successivamente sulle piante moltiplicate e trasferite nei campi di conservazione.

Le prime ricerche hanno trovato a Fonte Alto (TV) la Recantina a pecolo scuro e la Recantina a pecolo rosso (per la indubbia caratteristica del colore dei due piccioli) ; a Castelcucco (TV) una Recantina denominata col nome dell'Azienda (Forner),per distinguerla dalle precedenti.


Le 'Recantine' così recuperate sono state Iscritte al Registro Nazionale delle varietà di vite ed autorizzate alla coltivazione a livello Regionale :


-Recantina = Recantina Zona Montello e colli Asolani


-Recantina Pecolo Scuro= Pecolo Scuro Zona Tutto il territorio Regionale


-Recantina Peccolo Rosso= Recaldina Zona Montello e colli Asolani.



Altre piante chiamate 'Recantina' viste cronologicamente successivamente all'inizio del lavoro di recupero e recuperate nella zona di Asolo, storicamente sopravissute nella memoria soprattutto aipiedi della collina chiamata di San Martino ma sul territorio comunale di Maser, si presentano abbastanza simili alle prime due, e soprattutto alla Recaldina.


domenica 8 dicembre 2024

Le eccellenze delle Antiche Terre – Il panettone della Pasticceria 900 di Susegana


 



In occasione de 'I Sapori delle Antiche Terre', iniziativa d'estate promossa dal Distretto Commerciale di Susegana, i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa avevano aggiunto

un indirizzo di gola importante alle tappe del gusto de La Via delle Buone Cose.


La Pasticceria 900 di Susegana era entrata a far parte della grande famiglia di Borghi d'Europa.

Il giornalista Luigi Veronelli aveva dedicato alle Buone Cose, una delle sue guide più importanti.

Gli 'indirizzi di gola' hanno così rappresentato per i comunicatori e i giornalisti di Borghi d'Europa

una indicazione e una strada da perseguire.

Secondo lo stile veronelliano, le scelte degli indirizzi avviene con visite in incognito e plurime, al fine di garantire l'autenticità delle scelte stesse.


Il Distretto Territoriale del Commercio “Antiche Terre: "Mercanti e Saperi tra Castelli e Fiere” assieme agli Assessorati alle Attività Produttive, Istruzione, Cultura e Turismo dei due Comuni di Santa Lucia di Piave e Susegana organizzano “Il Magico Natale nelle Antiche Terre”. Degustazioni, eventi ed intrattenimento che avranno il loro fulcro in piazza Martiri della Libertà, ma coinvolgeranno l’intero Comune.


Pasticceria 900 ha proposto il Panettone delle Antiche Terre, da una ricetta inventata dal Maestro Argeo. " Usiamo farine naturali, farro semi di girasole lino sesamo e noci'-racconta Andrea Casagrande, interprete d'oggi di una tradizione antica.




Da un impasto di biga, il prodotto si triplica in almeno 24 ore.Il giorno dopo si realizzano le pezzature, il prodotto lievita per altre dodici ore. Dopo il passaggio nel forno a 40-50°, il panettone riposa a testa in giù. Et voilà!


La biga non è altro che un pre-impasto da usare con metodo indiretto, ottenuto con proporzioni di acqua, farina e lievito. Questo metodo negli ultimi anni ha conquistato anche il mondo della pizza ma è sempre stato usato nella panificazione tradizionale. “Utilizziamo moltissimo la biga al negozio perché conferisce ai prodotti una migliore friabilità, maggiori profumi e una vita più lunga. Permette, data la presenza di acidità lattica, di ostacolare la creazione di due temibilissimi bacilli che con l’utilizzo della biga non possono svilupparsi.